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Beni Comuni : recupero di spazi per la Cultura e le attività creative


Si parla sempre più spesso del ruolo attivo dei cittadini nella gestione dei beni pubblici : si sommano le esperienze di auto-gestione e crescono i tentativi delle amministrazioni di coinvolgere la cittadinanza nella gestione di un patrimonio molto spesso abbandonato o, peggio, preso di mira da speculazioni e favoritismi.

Ma è possibile andare oltre il gesto simbolico ?

Possibile uscire dal volontariato e dalla autogestione "clandestina" e sviluppare percorsi sostenibili e riconosciuti ?

Aldilà dell' esercizio di enunciati e volontà, talvolta sterile, qualcosa si sta muovendo anche in Italia

Sul piano legislativo nazionale siamo ancora molto indietro e la discussione sul tema resta spesso solo un modo di fare "accademia" o campagna elettorale a caccia di facile consenso nelle aule universitarie o negli incontri pubblici.

Alcune amministrazioni hanno provato a regolamentare l' uso dei beni con risultati più o meno validi : il rischio è che il tentativo di legalizzare azioni sorte spesso spontaneamente potrebbe finire per rendere impossibile la gestione di molte delle attività realizzate. I nemici ? Quelli di sempre : burocrazia, leggi inadeguate, confusione delle competenze, assenza di pianificazione e coordinamento tra enti pubblici.

Tra i tanti soggetti che si stanno occupando di Beni Comuni è scesa in campo persino la LUISS con il proprio LabGov, segno che l' argomento comincia a suscitare interessi trasversali, .

Intanto Labsus Onlus che da oltre 10 anni si occupa del tema , ha pubblicato uno studio di monitoraggio di quanto accade in Italia, riportando le esperienze e le modalità di accordo pubblico elaborate dalla varie amministrazioni locali : un modo per comprendere a che punto siamo

qui trovi il link per scaricare il rapporto :

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